Nonostante Baricco sia uno dei miei autori preferiti, nonostante io abbia amato profondamente "Oceano mare", "Castelli di rabbia", "Novecento"... questo romanzo invece non mi è piaciuto, non mi ha lasciato proprio nulla e non vi ho ritrovato il classico stile onirico di Baricco che a me piace tanto.
Le prime pagine, che descrivono la strage di una famiglia e l'incendio della casa, sono intense e Baricco dipinge le scene davanti agli occhi del lettore con colori forti e crudi.
Poi la storia prende una piega sibillina... più leggevo e più mi chiedevo dove Baricco volesse arrivare.
L'autore mi ha abituata bene e mi aspettavo decisamente di più.
Peccato, un vero peccato.
Una lettura risparmiabile...
E' per questa ragione che non posso certo sconsigliarlo, anzi, sono sicura che sarebbe un bel libro da far trovare ai bambini sotto l'Albero!
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Uno dei più bei romanzi fantasy che io abbia mai letto! È pura magia!
I personaggi sono originali, buffi, molto ben riusciti... il mio preferito, quello che da sempre vorrei conoscere, è Capitan Shakespeare.
In questa storia, che è molto di più di una manciata di polvere di stelle, troverete avventura, magia e amore.
Vivrete molte avventure con il giovane Tristran Thorn, tra mercati di magia, streghe, unicorni, pirati, stelle cadute, principi, e tanto altro ancora.
Io ho lasciato un pezzetto del mio cuore tra le pagine di questo libro, ve lo assicuro!
Di "Stardust" mi è piaciuto tutto... dalla copertina, alla trama, ai personaggi... è la sua atmosfera che è speciale!
Un libro per tutti coloro che amano alzare il naso all’insù e guardare le stelle... ma dopo aver letto “Stardust” forse guarderete il cielo stellato con occhi diversi ;-)
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Alle "Tre Marie", splendida tenuta di proprietà di Esteban Trueba, si intrecciano le passioni dei diversi protagonisti: Clara, la moglie del proprietario, trascorre una vita avvolta nei ricordi; Fèrula, sorella di Esteban, dedica la sua vita agli altri; Blanca è innamorata di un servo del padre, Pedro, che avrà parte nella guerriglia della rivoluzione; Alba, la nipote, dovrà invece affrontare la dittatura mentre Esteban scoprirà, proprio a causa dei tragici eventi politici del suo paese, di amare innanzitutto la sua famiglia.
Mi viene la pelle d'oca al solo ricordo di questa fantastica storia... in positivo ovviamente!
Si tratta di una saga familiare molto particolare, che non narra solo delle vicende interne alla famiglia, ma anche di un'importante capitolo della storia cilena.
Allende è una grande scrittrice, è bravissima, e in questo romanzo è riuscita ad intrecciare alla perfezione elementi di fantasia con fatti realmente accaduti. Personalmente adoro Isabel Allende, che ha portato davvero in alto la letteratura sudamericana.
Questo romanzo racconta la storia di ben tre generazioni di donne (e che donne!) durante gli anni del colpo di stato.
Ma anche Esteban è notevole, un personaggio molto interessante e con varie sfumature, sia negative che positive.
Mi è piaciuto perché è complesso, va compreso, non è uno di quei personaggi o bianchi o neri... Esteban affornta molti sviluppi e cambiamenti in questo romanzo, rivelandosi importante quanto le protagoniste che lo circondano.
Insomma... tanta carne al fuoco, una grande storia!
Leggetelo, leggetelo, leggetelo perché non ve ne pentirete.
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Matilde Asensi è una scrittrice spagnola che si è rivelata al mondo grazie al suo romanzo “L’ultimo Catone”, che ha riscosso un buon successo.
“La Camera d’Ambra” è stato però il suo romanzo d’esordio.
La trama è originale e, anche se all’inizio ho fatto un po’ fatica ad ingranare, poi ho divorato una pagina dopo l'altra!
In questo romanzo ci sono già tutte le sfaccettature di avventura, storia, archeologia e mitologia che caratterizzano le opere letterarie di Asensi.
Un po’ di amarezza mi è rimasta però, nel momento in cui finalmente viene scoperta la leggendaria Camera d’Ambra, perché l’autrice non le rende abbastanza giustizia, scrivendone una frettolosa descrizione. Qualche dettaglio in più non sarebbe guastato.
Quante cose avrebbe potuto dire su questo immenso tesoro degli zar! Una stanza enorme, rivestita dal pavimento al soffitto da pannelli di preziosa ambra del Mar Baltico, un capolavoro dell’arte barocca!
Pare che quando le candele venivano accese l’effetto fosse prodigioso: sembrava di essere immersi nell’oro!
Durante la seconda Guerra Mondiale i pannelli furono smontati pezzo per pezzo dai nazisti ed imballati dentro a delle casse, portate nel castello di Konigsberg. Nel ’45 le sorti della guerra cambiarono e delle casse non si seppe più nulla….da allora la storia della Camera d’Ambra si fa leggenda…del tesoro degli zar si è persa ogni traccia.
Nel complesso, anche se ancora un po’ acerbo, è un buon romanzo d’esordio, l'ho apprezzato molto!
Un libro veramente bello, che istruisce il lettore sulla visione del mondo, della vita e della morte del Re Lucertola, attraverso le sue stesse visionarie parole.
Onestamente bisognerebbe scrivere molto più di quattro righe per fare un discorso giusto e approfondito su questo artista, esaminando anche il periodo storico in cui è vissuto e il contesto politico e sociale che l'ha circondato, perchè non lo si può isolare da questi elementi.
Jim Morrison, leggenda del rock, voce leader dei "Doors" e grande protagonista della Beat Generation, ispirandosi alle opere dei cosiddetti "poeti maledetti" scrisse canzoni e poesie che, come potenti filtri magici, divennero di riferimento per generazioni di giovani negli anni della guerra del Vietnam e del pacifista Martin Luther King.
Consigliato vivamente a tutti coloro che stimano "I Big", coloro che l'hanno pensata in modo diverso dal resto del mondo e che hanno passato la vita a perpetuare il loro modo di essere e di pensare, senza ipocrisia e senza vergogna.
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Questo è un romanzo divenuto ormai famosissimo, un best seller da cui il regista Jon Avnet nel 1991 ha tratto il film intitolato "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno".
Una storia ambientata nel profondo Sud degli USA, l'amata Alabama sempre tanto ben descritta dalla Flagg, che tratta diversi temi importanti: anticonformismo, razzismo, emancipazione femminile, amore e amicizia.
In "Pomodori verdi fritti ecc." ci viene raccontata la routine di una piccola società degli anni Trenta, che con fatica cerca di affacciarsi al progresso, mentre per alcuni versi è ancora legata ai tabù del passato.
Infatti, se da un lato la coppia "Ruth e Idgie" viene ampiamente approvata e riconosciuta senza difficoltà, la comunità di Whistle Stop non tollera altrettanto facilmente la popolazione di colore che tenta di integrarsi.
Si tratta di una storia di stampo assolutamente femminista quella che Fannie Flagg ci racconta in questo romanzo, dove due generazioni di donne si incontrano e si mettono a confronto.
Credevo che "Pomodori verdi fritti ecc." mi sarebbe piaciuto tantissimo, invece purtroppo non è stato così... certamente riconosco la rilevanza degli argomenti che l'autrice ha voluto trattare e come sempre ho apprezzato la sua piacevole scrittura.
Come ho altrettanto ammirato il suo tentativo di mettere i lettori davanti ai limiti che l'uomo moderno si è sempre posto.
Ciò che non mi ha fatto innamorare del romanzo non sono stati i contenuti, ma la forma... probabilmente ho trovato troppe storie complementari e mescolate a quella principale, una eccessiva quantità di personaggi... non so... mi è parso tutto troppo sovrabbondante.
Non sono riuscita ad affezionarmi ai personaggi e non mi è piaciuto come alla fine la storia di Idgie e Ruth è stata sommariamente risolta.
Purtroppo non è scattato il feeling tra me e questo romanzo, ma è un parere talmente soggettivo che comunque vi consiglio di dargli una possibilità se mai vi capitasse fra le mani.
Il Trono di Spade è una parte più introduttiva rispetto a Il Grande Inverno... qui iniziano veramente a mettersi in movimento gli ingranaggi del gioco del trono, il ritmo accelera e i vari personaggi acquistano sempre più tridimensionalità. Ognuno subisce uno sviluppo: quelli apparentemente deboli affilano le unghie, mentre quelli fin'ora più notevoli iniziano a mangiare un po' di polvere.
"Il Trono di Spade" è il primo libro che ci promette una saga grandiosa, davvero epica: "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco", ovvero il geniale frutto nato dalla penna di George Raymond Richard Martin!
Un frutto talmente stuzzicante da aver anche ispirato una serie televisiva statunitense firmata HBO (sceneggiata dallo stesso Martin), intitolata appunto Il Trono di Spade, Game of Thrones in lingua originale.
Con questo primo capitolo Martin ci trasporta nel suo mitico mondo medievale, dove le stagioni durano anche per intere generazioni, e ci dà solo un assaggio di tutto ciò che vi accadrà: intrighi, battaglie, amori, lotte per il potere, inganni e tradimenti, rapporti incestuosi, grande onore e slealtà nella stessa misura, coraggio e azione, magia antica, salde dinastie con segreti annessi e connessi, misteriose e agghiaccianti creature... dimentico qualcosa?
Ragazzi... c'è davvero tutto in questo libro e in quelli che verranno, tutto ciò che un amante dell'epic fantasy può desiderare.
Voglio aggiungere che in realtà io non l'ho trovato un romanzo prettamente di stampo fantasy, non aspettatevi i canonici elfi, streghe, gnomi, fate e quant'altro... quello che troverete in questo primo libro è un medioevo rivisitato, con condizioni climatiche e ambientazioni chimeriche.
Come scenario di tutti questi ingredienti l'autore ci regala un mondo diviso in due: le terre del Nord rette da Eddard Stark, lord di Grande Inverno... terre silvestri perennemente ricoperte da una coltre di neve, ruvide e vigorose come gli uomini che le abitano, e l'ostentato regno del Sud affacciato sul Golfo dei Naufraghi, sede di intricate cospirazioni, ginepraio di viscidi cortigiani. Due terre tanto diverse ma unite sotto una stessa corona, quella di re Robert di Casa Baratheon, sovrano dei Sette regni.
Molti romanzi con una trama così intricata e una sequela di personaggi che non finisce più, si perdono e si squagliano in una massa di pagine indecifrabili che non lasciano nulla, se non una gran confusione. Ma non è il caso de "Il Trono di Spade", perché lo stile narrativo di Martin è perfetto... egli riesce a rendere così facile e naturale l'accesso e il coinvolgimento nel mondo de "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco"!!!
Il contenuto è tutto molto chiaro e comprensibile, il lettore è anche aiutato dai capitoli suddivisi in modo intelligente: ogni capitolo è dedicato alle vicende di un particolare personaggio, senza tuttavia perdere il filo della trama.
E vogliamo parlare dei personaggi? Io li ho trovati straordinari, probabilmente la vera forza di questa storia!
E' troppo facile creare soggetti buoni o cattivi, simpatici o antipatici, positivi o negativi.... Martin fa molto di più, lui va oltre e dà vita a personalità complesse, interessanti, perfettamente credibili: nessun eroe pronto a sguainare la spada e a salvare la dolce donzella, ma personaggi del tutto umani dotati di luci e ombre, molteplici sfaccettature tutte da scoprire capitolo per capitolo, romanzo dopo romanzo.
Se c'è una cosa che ho capito di questo autore, è che ci riserverà molte cose inaspettate!
Ho sentito parlare di una certa somiglianza tra "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco" e l'universo tolkieniano.... io non azzarderei tanto; penso che si possano considerare due saghe effettivamente monumentali (in tutti i sensi!), ma molto diverse tra loro... lascerei proprio da parte questo discorso.
Da parte mia "Il Trono di Spade" è un libro veramente ben fatto, sotto tutti i punti di vista, e lo voglio calorosamente consigliare a tutti, non solo agli appassionati del genere fantasy.
"Mai, mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te."
"Meglio dirlo subito: non sono un bravo ragazzo. Non di solito, anche se a volte ci provo. Così, quando è toccato a me chiudere gli occhi e contare fino a cento, ho barato."
Ecco come inizia “Chiedi alla luna”, un romanzo toccante, coinvolgente e folle, che ti inchioda lì dove sei, con gli occhi fissi sulle parole che scorrono e ti travolgono.
Questo è uno di quei libri da recensire a caldo, quando si è ancora investiti in pieno da tutte le emozioni e i turbamenti che ha suscitato.
Ciononostante, probabilmente è uno dei libri più difficili che io abbia mai dovuto recensire.
E’ un romanzo che ti mette a soqquadro la testa… e non poco. È terribilmente intenso... una storia forte, davvero molto forte.
Avete presente il famoso “Pensatoio” potteriano? Una sorta di catino colmo di un gas liquido argenteo nel quale galleggiano i ricordi delle persone… leggere “Chiedi alla luna” è esattamente come immergere la testa in questo Pensatoio e rivivere i ricordi di Matthew esattamente come sono nella sua mente dissociata dalla realtà.
Matthew è il protagonista e Simon è suo fratello affetto dalla sindrome di Down… ma suo fratello non c’è più e noi impariamo a scoprirlo solo attraverso i ricordi che Matt ha deciso di concedere.
E' importante sapere che Matthew è folle, confuso e turbato e la sua malattia (innescata dalla traumatica morte del fratello) lo costringe in un ospedale psichiatrico... da qui lui prova a raccontarci la su storia, una storia di espiazione auto inflitta. E' un ragazzo affetto da schizofrenia e il suo rapporto con la realtà non è mai del tutto ben definito; questa malattia è l'unico varco che riesce a metterlo in contatto con Simon... perché Matt non è mai riuscito a dire addio a suo fratello e probabilmente non riuscirà mai a fare a meno di vederlo luccicare nei ciottoli del mare, o di vedere il suo sorriso nella luna, o di sentire la sua voce sotto il letto.Potete immaginarvelo così Matthew: chino sulla macchina da scrivere che gli ha regalato nonna Noo, oppure sulla tastiera di un computer, che scrive di se stesso (a volte), della sua famiglia, dei suoi genitori, del suo amico Jacob… scrive di segreti, di ricordi e di quelli che potrebbero essere ricordi.
Questo romanzo non è solo un’esplorazione di reminescenze nella mente disorientata del protagonista, ma anche un viaggio nei suoi pensieri, buttati lì… un po’ come vengono. Non si riesce mai esattamente a percepire dove finisce la realtà e inizia l’immaginazione di Matt, che sostituisce ciò che non ricorda con brandelli di flashback da lui costruiti.
E spesso mi sono chiesta: non riesce a ricordare o NON VUOLE ricordare?
Oppure… la realtà non la trova poi così importante.Diversamente da altri libri, per sentire questo racconto, sentirlo veramente, è importante fare attenzione anche allo stile, al modo in cui Filer ha deciso di scriverlo: la forma delle parole, la loro disposizione sulla pagina, la scrittura, perfino i caratteri… tutto ciò non è solo il mezzo che ci porta alla storia: è la storia stessa. Infatti, nei momenti in cui Matt è sotto l'effetto degli psicofarmaci, anche la sua scrittura diventa più lucida e ordinata.
Leggendolo, capirete…
Nathan Filer in questo suo romanzo d'esordio è andato a toccare un tema davvero molto delicato come quello della malattia mentale e l'ha fatto con assoluto rispetto e grande emotività, aiutandoci a vedere e sentire dal punto di vista principale: quello di Matthew.
Scegliere di affrontare questo concetto dall'esterno sarebbe stata una facile soluzione; l'autore invece ha voluto farci capire come una mente schizofrenica percepisce una realtà distorta, come assorbe le emozioni proprie e altrui, come può elaborare il dolore di una tragica perdita e allo stesso tempo dipendere da questo dolore.
Ma soprattutto Filer ha creato un approccio umano, mettendo al centro di tutto Matthew come persona e non, come spesso accade, come il paziente numero XXX, un soggetto interessante da studiare, nientaltro che un caso, nientaltro che una patologia.
Sicuramente la sua formazione di infermiere specializzato nell'assistere pazienti con malattie mentali, ha reso Nathan Filer sensibile all'argomento e molto bravo nel trattarlo anche sulla pagina stampata.
“Chiedi alla luna” ( titolo originale "The shock of the fall", tradotto "Lo shock della caduta") di certo non è una lettura rilassante, però ne vale la pena perché ti lascia davvero qualcosa dentro… qualcosa che non so ancora bene come definire. Infatti ora mi devo riprendere da questa esperienza di trip emozionale.
Provare per credere.
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“Olivia ovvero la lista dei sogni possibili” è stato una piacevole scoperta!
Mi sono fatta trasportare dallo stile di Paola Calvetti, che scrive con grande personalità e ironia e che mi ha fatto ridere e riflettere allo stesso tempo.
Mi è piaciuto il modo in cui ha saputo descrivere con molta simpatia alcuni momenti anche duri… a pensarci bene credo che questo sia un libro da tenere a portata di mano nei momenti difficili! Può darci speranza... o quantomeno può regalarci sempre un sorriso.
Tra le pagine di questo romanzo tutti noi possiamo sicuramente trovare qualcosa che abbiamo vissuto, provato o pensato almeno una volta… è una storia che si avvicina alla vita dei lettori, è un romanzo in cui c’è molta realtà, c’è la vita di tutti i giorni… ecco qual è il suo segreto!
Olivia mi ha suscitato molta tenerezza ed empatia… in certi momenti avrei voluto sussurrarle all’orecchio: “oh come ti capisco!”. È un bel personaggio… strambo quanto basta!
Diego vive, ma non vive veramente. Dovrà affrontare i suoi fantasmi prima di essere pronto per lasciarsi andare, per vedere il mondo con occhi diversi e con anima più leggera.
È come se l’autrice, attraverso i due protagonisti, ci mettesse davanti a due grandi problemi della nostra società: la crisi economica da una parte (Olivia) e la crisi dell’esistenza dall’altra (Diego).
Ma il tutto è sempre filtrato da un sorriso o una battuta di spirito e alla fine, per fortuna, ci fa ben sperare per un lieto fine.
Paola Calvetti ci fa intuire qualcosa, ma non dice come andrà a finire… io credo che abbia voluto lasciare la libertà ad ogni lettore di immaginarsi il proprio proseguimento.
Olivia e Diego sapranno leccarsi le ferite a vicenda? Saranno l’uno la cura dell’altra? Sono davvero destinati ad incontrarsi per completarsi a vicenda?
Io voglio poter pensare di si!
Li ho lasciati con un sorriso e con la speranza che tutto per loro fili liscio.
Ma non posso concludere senza prima parlare di lui: Manuel… il buon Manuel!
Cameriere del bartabacchi in cui Olivia si va a rifugiare, “galante come un maggiordomo”… Manuel che non chiede nulla ma ha capito tutto, Manuel che ti porta un’altra tazza di cioccolata calda con frolle alla vaniglia, Manuel compagno di sventure.
Se mai dovessi trovarmi in una situazione simile a quella di Olivia… atterrita, triste e inconsolabile… vorrei anche io il “mio Manuel” della situazione!
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Ho sentito subito una certa sintonia con questo piccolo libro, ancora prima di leggerlo e, come spesso mi è capitato, anche questa volta il mio “sesto senso libresco” non mi ha tradita!
Mi sono ritrovata a pensare a questa storia come ad un piccolo “giallo”, ovviamente calato nel mondo della fantasia e della fanciullezza. Gli elementi ci sono tutti, anche se molto semplici e infantili… ma badate bene, uso il termine infantili in modo assolutamente positivo, perché è giusto che sia così in un libro concepito per una fascia di pre-adolescenti.
L’intreccio, ricco di elementi, è ben costruito e tutti i dettagli non sono messi lì per caso, ma avranno un ruolo determinante… questa è forse la cosa che mi ha colpita e sorpresa di più.
Abbiamo il nostro piccolo eroe e protagonista, Joe, accompagnato in questa avventura dalla sua amica Fuscello, una giovane streghetta che dimostrerà agli altri e a se stessa le proprie capacità.
L'autrice non ci fa mancare proprio nulla, c'è tutto quello che serve per creare la giusta ricetta del mondo della magia: gatti neri, scope volanti, mercati della magia, pozioni, incantesimi e cappelli a punta!
A rendere speciale questa storia c’è una nutrita schiera di personaggi buffi e ben riusciti, dagli inevitabili cattivi alla spassosa congrega delle streghe, fino ad arrivare ai personaggi senza poteri magici (tra cui proprio il protagonista!). Nessun personaggio banale, ma tutti simpatici e originali, capaci con le loro battute e i loro comportamenti di far sorridere il lettore… grande o piccolo che sia!
Non mi è riuscito per nulla difficile immedesimarmi e vedere tutto perfettamente con gli occhi dell’autrice, che descrive ogni capitolo con spontaneità e semplicità, ma sempre coinvolgendo il lettore, portandolo al desiderio di scoprire cosa succederà nel capitolo successivo, in un piacevole mix di divertimento e “suspense”.
Il bello di questa storia è che porta a considerare la magia come un elemento quotidiano, qualcosa che si trova subito dietro l’angolo, alla portata anche di un bambino normalissimo che vi inciampa per caso!
Credo che Anna Dale ci abbia voluto dire che, con un occhio particolarmente attento, si può osservare la magia un po’ in tutto… anche in una foglia che apparentemente svolazza trasportata dal vento!
Un libro che mi è piaciuto tutto, dall’inizio alla fine… ed è proprio nel finale che i colpi di scena non si fanno attendere, il tutto condito da una buona dose di quell’ingenuità tipica dei libri per bambini.
Leggero e piacevole, ma mai banale, “Fruscio di streghe” è un libricino davvero adatto per lasciarsi scivolare in una coperta e regalarsi un po’ di magia e qualche ora di divertimento e relax.
Una bella casa pulita, due genitori affettuosi e responsabili, giocattoli, bei vestiti, la scuola, le amichette… la maggior parte delle bambine hanno tutto questo, ma non Demi. Lei è una ragazzina sola, condannata ad una vita di stenti dai suoi genitori, due alcolisti e delinquenti della peggior specie. Demi conosce molto bene cos’èla fame, costretta ad arrabattarsi come può, i suoi vestiti sono sempre sporchi ed ogni giorno è costretta ad assistere a liti violente condite dall’alcol fra suo padre e sua madre. Ma il peggio del peggio per questa bambina deve ancora arrivare: una notte, che segnerà l’inizio di molte altre terribili notti, il padre di Demi si insinua nel suo letto e abusa sessualmente della figlia. Demi, troppo shoccata e terrorizzata da quel sudicio essere, inizia a vivere soffocata dalla paura, lacerata per sempre nel corpo e nell'anima… più che una fiaba, un incubo senza via d’uscita.