"Meglio dirlo subito: non sono un bravo ragazzo. Non di solito, anche se a volte ci provo. Così, quando è toccato a me chiudere gli occhi e contare fino a cento, ho barato."
Ecco come inizia “Chiedi alla luna”, un romanzo toccante, coinvolgente e folle, che ti inchioda lì dove sei, con gli occhi fissi sulle parole che scorrono e ti travolgono.
Questo è uno di quei libri da recensire a caldo, quando si è ancora investiti in pieno da tutte le emozioni e i turbamenti che ha suscitato.
Ciononostante, probabilmente è uno dei libri più difficili che io abbia mai dovuto recensire.
E’ un romanzo che ti mette a soqquadro la testa… e non poco. È terribilmente intenso... una storia forte, davvero molto forte.
Avete presente il famoso “Pensatoio” potteriano? Una sorta di catino colmo di un gas liquido argenteo nel quale galleggiano i ricordi delle persone… leggere “Chiedi alla luna” è esattamente come immergere la testa in questo Pensatoio e rivivere i ricordi di Matthew esattamente come sono nella sua mente dissociata dalla realtà.
Matthew è il protagonista e Simon è suo fratello affetto dalla sindrome di Down… ma suo fratello non c’è più e noi impariamo a scoprirlo solo attraverso i ricordi che Matt ha deciso di concedere.
E' importante sapere che Matthew è folle, confuso e turbato e la sua malattia (innescata dalla traumatica morte del fratello) lo costringe in un ospedale psichiatrico... da qui lui prova a raccontarci la su storia, una storia di espiazione auto inflitta. E' un ragazzo affetto da schizofrenia e il suo rapporto con la realtà non è mai del tutto ben definito; questa malattia è l'unico varco che riesce a metterlo in contatto con Simon... perché Matt non è mai riuscito a dire addio a suo fratello e probabilmente non riuscirà mai a fare a meno di vederlo luccicare nei ciottoli del mare, o di vedere il suo sorriso nella luna, o di sentire la sua voce sotto il letto.Potete immaginarvelo così Matthew: chino sulla macchina da scrivere che gli ha regalato nonna Noo, oppure sulla tastiera di un computer, che scrive di se stesso (a volte), della sua famiglia, dei suoi genitori, del suo amico Jacob… scrive di segreti, di ricordi e di quelli che potrebbero essere ricordi.
Questo romanzo non è solo un’esplorazione di reminescenze nella mente disorientata del protagonista, ma anche un viaggio nei suoi pensieri, buttati lì… un po’ come vengono. Non si riesce mai esattamente a percepire dove finisce la realtà e inizia l’immaginazione di Matt, che sostituisce ciò che non ricorda con brandelli di flashback da lui costruiti.
E spesso mi sono chiesta: non riesce a ricordare o NON VUOLE ricordare?
Oppure… la realtà non la trova poi così importante.Diversamente da altri libri, per sentire questo racconto, sentirlo veramente, è importante fare attenzione anche allo stile, al modo in cui Filer ha deciso di scriverlo: la forma delle parole, la loro disposizione sulla pagina, la scrittura, perfino i caratteri… tutto ciò non è solo il mezzo che ci porta alla storia: è la storia stessa. Infatti, nei momenti in cui Matt è sotto l'effetto degli psicofarmaci, anche la sua scrittura diventa più lucida e ordinata.
Leggendolo, capirete…
Nathan Filer in questo suo romanzo d'esordio è andato a toccare un tema davvero molto delicato come quello della malattia mentale e l'ha fatto con assoluto rispetto e grande emotività, aiutandoci a vedere e sentire dal punto di vista principale: quello di Matthew.
Scegliere di affrontare questo concetto dall'esterno sarebbe stata una facile soluzione; l'autore invece ha voluto farci capire come una mente schizofrenica percepisce una realtà distorta, come assorbe le emozioni proprie e altrui, come può elaborare il dolore di una tragica perdita e allo stesso tempo dipendere da questo dolore.
Ma soprattutto Filer ha creato un approccio umano, mettendo al centro di tutto Matthew come persona e non, come spesso accade, come il paziente numero XXX, un soggetto interessante da studiare, nientaltro che un caso, nientaltro che una patologia.
Sicuramente la sua formazione di infermiere specializzato nell'assistere pazienti con malattie mentali, ha reso Nathan Filer sensibile all'argomento e molto bravo nel trattarlo anche sulla pagina stampata.
“Chiedi alla luna” ( titolo originale "The shock of the fall", tradotto "Lo shock della caduta") di certo non è una lettura rilassante, però ne vale la pena perché ti lascia davvero qualcosa dentro… qualcosa che non so ancora bene come definire. Infatti ora mi devo riprendere da questa esperienza di trip emozionale.
Provare per credere.