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Arya

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Il Trono di Spade è una parte più introduttiva rispetto a Il Grande Inverno... qui iniziano veramente a mettersi in movimento gli ingranaggi del gioco del trono, il ritmo accelera e i vari personaggi acquistano sempre più tridimensionalità. Ognuno subisce uno sviluppo: quelli apparentemente deboli affilano le unghie, mentre quelli fin'ora più notevoli iniziano a mangiare un po' di polvere.

Vi assicuro che Martin ci gode a scombussolare il lettore! Tanto per cominciare, qui ha deciso di far fuori un bel numero di personaggi, non del tutto fondamentali per la storia, ma facevano comunque la loro parte. Poi inizia a farci conoscere meglio alcune personalità... la regina Cersei ad esempio mi ha molto colpita.
Come ho già scritto nella recensione de Il Trono di Spade, in questa saga non troveremo mai un personaggio totalmente buono o totalmente cattivo... così come non lo è Cersei: questa magnifica donna dai lunghi capelli color dell'oro e occhi verdi come smeraldi, è subdola, ha la sua buona dose di perfidia, sa come muoversi in questo gioco del trono... ma ad un certo punto del romanzo ho provato ad immedesimarmi in lei (sempre grazie alla capace guida di Martin!) e ho capito che anche la tracotante Cersei ha avuto le sue batoste e umiliazioni. Certo, nonostante questo rimane una grande stronza... ma una stronza che in qualche modo mi sorprendo a rispettare. Sarà l'imperativo fascino che suscitano sempre i cattivi ben riusciti!Intanto cresce sempre di più la mia ammirazione per Tyrion Lannister: un nano fuori, ma un gigante dentro! Questo personaggio sa di certo come farsi largo nella storia, e fin'ora non sbaglia un colpo. 
Ripensando a tutti i romanzi che ho letto (fantasy e non), non riesco a trovare un altro personaggio del calibro di Tyrion: acuto, assennato a modo suo, esilarante... conosce bene sia i suoi punti di forza, sia i suoi punti deboli e sa come sfruttare entrambi a dovere! Sarà sicuramente un protagonista che ricorderò sempre con entusiasmo e ammirazione.
Joffrey... lui si che è insopportabile: un delirante moccioso, un piccolo piccolissimo re pomposo e incapace. Ma quand'è che Martin si deciderà a farlo scomparire dalle scene? Personaggio riuscitissimo anche lui, nulla da dire, ma bramo per lui una fine penosa e umiliante!
In tutto questo, aldilà del mare c’è Daenerys Targaryen “nata dalla tempesta”, alla quale teoricamente spetterebbe il Trono di Spade per diritto di nascita, essendo lei l’ultima discendente del sangue del drago. Ma per il momento Martin sceglie di lasciarla ancora un po’ nell’ombra e tutto quello che le accade non ha effetti pratici sulla lotta di potere che invece scuote Grande Inverno e Approdo del Re.
Bellissimi i dialoghi che catturano grandemente l’attenzione, mitiche le descrizioni che non stancano mai anche se sono molto dettagliate.
Non mancano le scene veramente crude, e per fortuna, perché rendono il tutto assolutamente credibile e coerente: crudeltà, barbarie, omicidi e stupri hanno sempre nutrito le dinamiche del mondo antico, inutile negarlo. E Martin è stato tanto intelligente da non fingere che non siano esistite, dando sì un taglio fantasy alla saga, ma anche verosimile.